
L'anacoreta dell'arte
“Mbara l'arte e mittela da parte."
Completata la maturità liceale, compiuta a Benevento nel 1988, fui preso da una crisi mistica. La mia scelta veniva suddivisa in tre opzioni: la prima, proseguire per l’accademia. La seconda, per architettura. La terza, per il seminario. Ricordo che nel dipingere una tela raffigurante una croce, il mio animo fu preso dall’emozione. Sospirando e piangendo scelsi così la prima. Di conseguenza mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti di Roma. In questo modo la mia vena artistica esplose, iscrivendomi al corso del prof. Sandro Trotti, nella sessione di Pittura. Nel corso accademico il Trotti dava piena libertà espressiva nel dipingere, non imponendo ai suoi allievi la sua impronta artistica. Conclusa il quadriennio accademico discussi la mia tesi su Castelpagano (Tammaro: Uomini e cose). Successivamente venne pubblicata con il contributo della Regione Campania e la presentazione ufficiale venne effettuata dal critico Mons. Salvatore Moffa. Nello stesso periodo, dopo una lunga e accurata ricerca, disegnai lo stemma del Comune di Castelpagano con decreto del Presidente della Repubblica (03-09-1998). Continuando nella vita, il mio segno si soffermò unendo pittura e scultura (stile materico). Divenuto lo stile della gestualità del Fiore, la spatola si fa artefice della sua elegante espressione. Partendo da una superficie bianca l’animo viene vinto, facendo esplodere la forza del colore che permette di gettare le prime impronte materiche. Superato il primo impatto il resto della realizzazione dell’opera viene facilitato nel completamento. Il colore vivace delle mie opere rispecchia il paesaggio che mi circonda, le quali forza e delicatezza sono intonati con il mio fare arte. Per concludere vorrei citare il pensiero del prof Sandro Trotti, ringraziandolo. Quest’ultimo mi definisce un anacoreta che crea in solitudine nella grotta dell’umiltà francescana le forme della sua opera.

Il mio Cristo
Nel 1992 durante il secondo anno dell’Accademia di Belle Arti di Roma nella disciplina ‘Anatomia artistica‘ portai come tema di esame le ‘Icone orientali’. Insieme alla ricerca storica feci esperienza artistica di questa tecnica pittorica, che per gli orientali Ortodossi è una cerimonia liturgica. Per questa occasione dipinsi delle opere tra cui un Cristo e una Vergine. Ricordo sempre con il cuore in gola quella mattina del 24 Settembre quando mi recai a Roma con il mio amico Paolo Bozzuto per presentare tutto il materiale per l’esame di Anatomia. Dopo aver preso l’Autostrada A1 direzione Roma nei pressi di Cassino persi il grande crocifisso ligneo adagiato sul porta-pacchi della macchina. Il Cristo lo raccolsi a pezzi. Dopo aver conferito l’esame ritornammo a Castelpagano dove subito iniziai un nuovo Cristo: mi furono regalate delle tavole di quercia da mio zio Giuseppe Ricchetti e con il giovane apprendista-falegnameria Antonio Del Grosso ne strutturammo uno nuovo.
La figura del Cristo misura 2,5 m. per 2 m., si presenta contorta a destra, a testimonianza del senso della morte, a differenza delle raffigurazioni della Vergine Maria in cui il Bambino Gesù è posto sempre a sinistra a simboleggiare la nascita della vita. La Croce lignea viene ritratta in stile duecentesco, al centro la figura del Cristo non incoronato di spine, ma da una grande aureola crociata in oro zecchino, a destra e a sinistra le due figure, una di San Giovanni e l’altra della Vergine, mentre nella parte alta della croce, in sostituzione della figura benedicente di Dio Padre, è dipinta l’Annunciazione dell’Angelo a Maria. Questa immagine ci ricorda il Sì della Vergine che si unisce con il sommo Sì del Figlio di Dio al quale si unisce il mio si di indegno pittore. La figura del Cristo si mostra contorta e rilassata, con sguardo dolce e abbandonato nelle mani del Padre.
Presentato ad una mia esposizione nella Biblioteca Comunale di Castelpagano, questo lavoro non fece più ritorno nel mio laboratorio ‘A RO PUZZ’, ma venne posto e benedetto durante la consacrazione della Cappella di San Rocco ove si trova tutt’ora. Spinto dall’affetto e dall’amore per la mia Comunità Parrocchiale feci dono di questa opera, spero che le nuove generazioni gustino e apprezzino il mio operato.
L’Artista nel dipingere ci mette ‘Testa –Cuore –Mano’ donando tutto se stesso.



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